Quando si parla di implementazione BIM la maggior parte dei non addetti ai lavori pensa che sia una mera questione di conoscenza di software più o meno avanzati e che il solo acquisto e successiva adozione siano condizioni sufficienti per ritrovarsi (magicamente?) full BIM nel giro di qualche settimana.
Pochi si rendono veramente conto di quale siano l’impegno ed il tempo necessari per portare a termine con successo la transizione verso il BIM all’interno di un’organizzazione consolidata.
I più sottostimano ingenuamente l’impatto di tale momento sui processi interni dello studio ed il cambiamento radicale che questo nuovo approccio progettuale comporta.
Spesso questa sottovalutazione può portare anche i più entusiasti a dover necessariamente riparametrare in breve tempo le proprie aspettative e, cosa ancora più grave, a mettere in discussione la qualità degli elaborati ed il rispetto dei tempi di consegna stabiliti.
Va da sé che a seguito di un approccio sbagliato possano nascere dubbi ed incertezze, le quali a loro volta possono indurre a pensare che il BIM non sia adatto al proprio ambito od alla propria specializzazione.
Niente di più falso. Non c’è ambito in cui il BIM non si possa applicare.
E’ vero invece che l’implementazione BIM è un momento che va attentamente pianificato.
Fondamentale in questo senso è l’analisi del tempo necessario entro il quale chiudere l’implementazione, ponendosi obiettivi realistici in relazione alle proprie capacità e necessità e definire obiettivi e strategie per la diffusione delle nuove conoscenze acquisite.
Non esiste una ricetta per tutti gli studi poiché ogni ambiente di lavoro è composto da persone diverse, ciascuna con le proprie abitudini, le proprie preferenze ed aspettative.
I processi BIM non devono essere calati dall’alto ma, per quanto possibile, essere condivisi affinché ci si possa sentire una squadra ed ognuno conosca il suo ruolo e possa lavorare in una situazione di comfort.
Per una buona riuscita del BIM uno tra i primi concetti da assimilare, se non il primo, è il concetto di standard.
Gli standard sono un set di regole ed operazioni che giocoforza tutti i collaboratori devono conoscere e rispettare per poter operare in maniera coordinata.
Se infatti prima del BIM ognuno si occupava del proprio elaborato 2D (la sua sezione, la sua pianta o dettaglio), ora il progetto è un processo condiviso tra più operatori che, come una squadra affiatata, necessitano di schemi, regole e strategie.
Lo studio deve dotarsi di regole e procedure condivise, preferibilmente esplicitate all’interno di un documento, il manuale standard, consultabile da tutti e che costituirà il know-how dello studio, il punto di riferimento cui non si può prescindere.
Il manuale conterrà le modalità di consegna degli elaborati, espliciterà i workflow, le responsabilità, la nomenclatura degli elementi edilizi e dei materiali etc.
Altro strumento imprescindibile è il template di studio, che contiene, tra le altre cose, le impostazioni grafiche in base agli output: stili di vista, impostazioni di esportazione verso altri software o formati.
Lo studio dovrà inoltre dotarsi di una documentazione base per dialogare con gli studi esterni e poter descrivere il proprio modus operandi e le proprie preferenze e procedure tra cui:
- Un BEP (BIM Execution Plan): basta semplicemente una bozza, purché ragionata, da adattare ad ogni singolo progetto, anche nella sua versione pre-contract.
- Un BMS (BIM Method Statement): un documento utile quando si collabora con altri studi e che può essere interpretato come base di partenza per un comune approccio BIM al progetto.
Un’ulteriore momento da non sottovalutare è la scelta del progetto pilota.
Il progetto pilota è il progetto nel quale per la prima volta si sperimenta il processo BIM.
E’ importante che questo progetto sia della dimensione corretta: non troppo semplice poiché altrimenti non avrà la forza di stressare/testare le nuove procedure, non troppo complesso per non ritrovarsi in una situazione al di sopra delle proprie capacità e troppo grande per essere gestita.
Il progetto pilota sarà sviluppato giocoforza da un team composto dai professionisti più abili nell’uso del software parametrico prescelto che avranno parte della responsabilità, a progetto finito, della condivisione e del know-how acquisito.
Simone Caimi
Dopo la laurea in Scienze dell’Architettura al Politecnico di Milano, collabora con diversi studi con varie specializzazioni che gli permettono di consolidare un bagaglio di esperienza che spazia dal concept design al progetto esecutivo, ma sempre accomunata dall’utilizzo di software parametrici. Approfondisce le tematiche legate al BIM, specie nel campo dell’edilizia residenziale e nel settore ospedaliero. Nel 2013 è BIM Coordinator di Lissoni Associati dove implementa il BIM in ambiente Revit. Dal 2017 è il BIM Manager di Park Associati dove guida il processo di implementazione BIM nei progetti, definisce template e standard di studio.